Qui ci saranno moltissime raccolte di notizie e trucchi presi da altre fonti, naturalmente saranno citate a fine articolo o a inizio le varie fonti, questo non solo per dare maggiore visualizzazione alle notizie, ma anche per tenermi da parte notizie che spesso possono tornarmi utili, molte delle quali non riesco a realizzare nell'immediato, per mancanza di voglia, tempo o materiali, spero che la cosa vi sia di gradimento, non mi resta che augurarvi buona lettura ;-)
Il pane è sacro, lo sappiamo tutti, sia religiosamente che civilmente. Per la Chiesa è il simbolo dell’aggregazione cristiana, il corpo di Cristo, per la società è la primordiale forma di nutrimento, un alimento immancabile e talmente essenziale che non dovrebbe mai mancare per nessuno. Tante sono le simbologie legate al pane, dalla preparazione al modo in cui si spezza a tavola, specialmente a Napoli, patria di tradizioni millenarie ed usanze storiche da rispettare assolutamente. Una di queste tradizioni la conosciamo sicuramente tutti, o, meglio, tutti siamo stati sgridati almeno una volta per non averla rispettata: mai, per alcun motivo e per nessuna circostanza, il pane può esser messo capovolto in tavola. Qualcuno dice che è peccato gravissimo, altri che, semplicemente, porta male; sta di fatto che nessun napoletano che si rispetti girerebbe il pane.
Qualcuno collega questa tradizione a motivi strettamente religiosi: secondo questa interpretazione, il pane, anche se non consacrato sull’altare, rappresenta comunque il corpo di Cristo e porterebbe, comunque, la benedizione di Dio in tavola. Metterlo capovolto, quindi, significherebbe mettere Gesù a faccia in giù, senza accoglierlo davvero alla nostra tavola. Nelle credenze religiose avviene spesso che le cose messe sottosopra siano simboli di sciagura o, addirittura, demoniaci: basti pensare alla croce capovolta, simbolo del Maligno. Tuttavia questa interpretazione è troppo blanda e non giustifica una superstizione tanto radicata e sentita. La spiegazione va trovata nella storia, in particolare in quella francese.
Si racconta che, nel XV secolo, i boia non fossero ben visti in Francia. Del resto, in un periodo caratterizzato da monarchie assolute e da una scarsissima libertà d’espressione possiamo anche capire il perchè di questo astio. L’avversione nei confronti degli esecutori delle condanne a morte raggiunse livelli drastici quando tutti i fornai del regno iniziarono a rifiutare di vendere loro il pane. Era un tempo in cui il pane era l’alimento principale e più sostanzioso per i più poveri. Per evitare che tutti i boia del regno morissero di fame, Re Carlo VII, con un editto, ordinò che tutti i fornai versassero una tassa in natura, composta da alcuni pezzi di pane, agli odiati aguzzini. I fornai dovettero obbedire controvoglia alla legge, con la minaccia che, se non l’avessero fatto, sarebbero finiti loro nelle mani dei boia. Tuttavia, in segno di ribellione, il pane così destinato veniva prodotto con gli ingredienti peggiori e scelto fra gli scarti del forno. Per separarlo dalla merce da vendere, i pezzi destinati ai boia venivano messi capovolti e venivano consegnati a destinazione capovolti in chiaro segno di disprezzo.
Quindi, oggi, lasciare il pane capovolto rimanda direttamente al “pane del boia”, una figura che, di certo, non è mai stata foriera di eventi fortunati. Peggio ancora, il pane lasciato in questo modo potrebbe attirare lo spirito di qualche suo antico proprietario…e nessuno vorrebbe mai mangiare seduto accanto ad un antico boia.
Se guardiamo le classifiche delle app più scaricate del Play Store, notiamo che in cima alle liste ci sono i social network. Difficile trovare uno smartphone che non abbia Facebook, Twitter o Instagram. Se vi dicessi che non esistono solo questi canali social? Cercando un po' si possono trovare delle piattaforme veramente assurde, da quelle dedicate agli amanti dei baffi a quelle studiate per chi vuole rifarsi il seno.
DreamTwits: un Social Network.. da sogno!
Non è un modo di dire, ma la semplice verità. Ogni giorno più di 7 miliardi di persone passano almeno 7 ore a dormire. Vi siete mai chiesti se qualcuno al mondo ha sognato la stessa cosa che avete sognato voi? Con questa app potrete scoprirlo. Questo social anonimo permette agli utenti di condividere i propri sogni o incubi con gli altri utenti.
Grazie agli hashtag potrete trovare facilmente chi ha sognato qualcosa di simile a voi e commentare per discutere del significato o per condividere la vostra esperienza. Ma non è tutto! C'è anche una sezione dedicata ai "sogni ad occhi aperti", ovvero tutte le vostre ambizioni e desideri. Sicuramente un'idea originale, assolutamente da provare.
Teeser è il primo Social Network che permette di esprimere se stessi e la propria creatività realizzando delle magliette personalizzate. È facilissimo: scegliete un modello, caricate immagini e testo e usate gli incredibili strumenti di editing per rendere la vostra maglietta unica. Dopodiché potrete farvela stampare e mandare a casa o condividerla nella vostra vetrina. Ma non solo, potrete persino venderla!
Ogni volta che qualcuno acquisterà una vostra t-shirt, una parte del ricavato andrà a voi. Funziona come un normale social network: commenti, likes, hashtag, categorie. Insomma un modo divertente ed innovativo per creare e trovare nuove magliette da indossare e, se le vostre creazioni piacciono agli altri utenti, ci guadagnerete anche qualcosina. Cosa aspettate a scaricarla?
Fubles: per organizzare partite in tutta facilità.
Avete organizzato una partita di calcetto tra amici, ma all'ultimo qualcuno vi ha tirato il bidone? Se siete stufi di queste situazioni provate Fubles, un social tutto italiano che serve proprio per questo: organizzare partite tra amici. Potete scegliere il campo di gioco, l'ora e chi invitare alla partita. E se vi manca il portiere? Niente paura, rendendo la partita pubblica permetterete a chiunque di partecipare.
Una volta che le squadre saranno al completo sarete pronti per giocare. Ma attenzione a non tirare pacco, altrimenti verrete etichettati sull'app come bidonari e non potrete più partecipare alla comunità. Un'ottima risorsa per organizzare partite senza perdere tempo e per conoscere nuova gente che condivide la vostra stessa passione.
Questo social vi permetterà di scoprire cosa succede nella vostra zona o università in tempo reale. Difatti è anonimo e si basa solo sulla posizione in cui vi troviamo. Potrete vedere i messaggi degli utenti nel raggio di qualche chilometro e mettere un like o un pollice in giù per decidere quali argomenti meritano di restare in cima e quali no. Scoprite eventi nella vostra zona, condividete esperienze e fate amicizia con persone sempre nuove senza dover mostrare le vostre informazioni personali. Ottimo anche per fare scherzi o sfogarsi contro qualcuno!
Chiudiamo questa lista di cinque social con una piattaforma che si basa su liste di cinque cose. Un'idea davvero bizzarra che ha come base le liste top-5. Ma come funziona? Semplicemente una volta registrati potrete cominciare a farvi conoscere e raccontare di voi stessi creando liste di 5 elementi di un qualsiasi argomento. Se le liste dei vostri amici vi piacciono, potrete dargli il cinque, se non vi piacciono potrete rispondere con la vostra lista personale su quell'argomento. Potrete inoltre sfidare i vostri amici a creare una lista e vedere chi di voi due prende più like. Insomma un social network decisamente strano, ma molto divertente.
Con il preciso intento di valorizzare e promuovere le opere d’arte presenti nei musei di tutto il mondo, Google ha inventato la Google Art Camera, una potente fotocamera robotizzata in grado di digitalizzare rapidamente le opere, con una risoluzione pari a 1 gigapixel.
Così, grazie alla Google Art Camera, gli utenti potranno esplorare da vicino i principali capolavori artistici così come quelli conosciuti usando un personal computer o un dispositivo mobile.
Questa speciale fotocamera, che è stata sviluppata dal Google Cultural Institute, è provvista di un laser per la messa a fuoco e di un sonar che si serve di impulsi ad alta frequenza per misurare la distanza dell’opera d’arte al fine di ottenere una resa ancora migliore. Il risultato è impressionante e permette di cogliere anche "le pennellate" dell'artista.
La macchina fotografica raccoglie dunque tutti i vari scatti che poi verranno “assemblati” grazie ad un software: si ottiene così un’unica grande immagine composta addirittura da un miliardo di pixel.
Google ha già condiviso circa 200 immagini di opere d’arte in gigapixel durante i primi 5 anni di vita del Google Cultural Institute, iniziativa che ha come obiettivo proprio la digitalizzazione delle opere nei più importati musei del mondo. In precedenza, però, il procedimento seguito era molto più lento e macchinoso perché si basava su apparecchiature particolarmente costose e specializzate tanto da richiederne la gestione da parte di personale altamente competente.
Oggi invece la fotocamera intelligente e robotizzata può svolgere lo stesso lavoro in poco tempo: si calcola che un intero dipinto potrà essere scansionato in soli 30 minuti invece che in una giornata.
Con il tempo, quindi, il numero di opere d’arte che saranno consultabili online, ad una risoluzione pari a 1 gigapixel, crescerà sempre più.
I vantaggi di questa iniziativa sono sotto gli occhi di tutti: qualora si volesse visionare di persona tutto l’insieme dei ritratti della famiglia Roulin, dipinti da Van Gogh tra il 1888 ed il 1890, allora ci si dovrebbe recare in vari musei situati tra Olanda, Stati Uniti e Brasile. Grazie alla Google Art Camera si potranno comodamente esplorare nel dettaglio tutti i capolavori facendo riferimento ad un’unica pagina web. La fotocamera, inoltre, permette di scoprire dettagli fino ad oggi passati inosservati quali, ad esempio, eventuali firme nascoste sul dipinto.
Non è certo una novità: Facebook ha più volte confermato di disporre di una tecnologia di riconoscimento facciale che, potenzialmente, è in grado di riconoscere qualunque volto a partire da una qualunque fotografia e, di conseguenza, stabilire l'identità di un utente, quindi anche degli sconosciuti.
L'accesso a tale tecnologia non è stata ancora resa pubblicamente accessibile perché tante sono le tematiche legate agli aspetti di tutela della privacy. Basti pensare che la stessa app Moments che, nella versione originaria, conteneva una funzionalità utile per rilevare automaticamente le persone (amici, conoscenti, colleghi e parenti) raffigurate nelle foto, ha dovuto subire l'altolà dei garanti privacy europei. Tanto che la versione di Moments arrivata in Europa è sprovvista di tale strumento: Facebook Moments dimezzata per questioni di privacy.
Facebook è impegnata nel settore della realtà virtuale (uno dei campi di maggiore interesse per lo stesso Mark Zuckerberg) e della realtà aumentata. Collegare la tecnologia di riconoscimento facciale Facebook con un paio di occhiali "smart" e riconoscere l'identità di chi si ha davanti insieme con tutti i suoi interessi e preferenze è quindi molto più che fattibile. Non è stato fatto solo, evidentemente, per problematiche legate alla privacy (vedere Deepface: Facebook già in grado di riconoscere volti e Facebook riconosce le persone anche a viso oscurato).
Riconoscere volti di conosciuti, nel frattempo ci pensa FindFace
Nel frattempo, ci pensa il sito russo FindFace.ru a riconoscere l'identità degli sconosciuti partendo da una foto.
Sviluppato da Artem Kukharenko e Alexander Kabakov, FindFace utilizza l'archivio fotografico degli utenti registrati sul social network russo VKontakte per stabilire l'identità di una persona partendo da una sua foto.
Il sistema funziona davvero molto bene tanto che il fotografo Egor Tsvetkov ha fatto lo scoop: se n'è andato in giro con la metro ed ha scattato foto a diversi sconosciuti per poi inviarle su FindFace. Risultato impressionante: nome e cognome dei vari individui con tanto di foto e, spesso, anche informazioni personali in bella vista.
Gli autori di FindFace affermano che l'accuratezza del sistema è per il momento pari al 70% ma l'applicazione web, in caso di "dubbi", informa comunque sui profili ove compaiono immagini similari.
Inutile dire quanto un sito web come FindFace (che, lo ribadiamo attinge solamente a VKontakte, non a Facebook), evidentemente utilizzabile anche dalle forze di polizia come da qualunque "molestatore", riapra il dibattito sull'equilibrio tra privacy e libero utilizzo delle più moderne tecnologie.
Durante la Google I/O di quest'anno, l'azienda di Mountain View ha annunciato l'arrivo sul mercato di Daydream, piattaforma per la realtà virtuale basata su Android. Composta da diversi dispositivi e controller, l'utilizzo commerciale della piattaforma sarà concesso in licenza ai partner di Google sebbene dalla società si conferma già adesso cheè in cantiere la realizzazione di un visore per la realtà aumentata creato dagli ingegneri di Mountain View.
Aziende come Huawei, Samsung, HTC, LG, Xiaomi, ZTE, Alcatel e Asus hanno confermato la loro partecipazione al progetto confermando la realizzazione di smartphone compatibili con la soluzione per la realtà virtuale di casa Google. I telefoni "Daydream-ready" potranno fregiarsi di una certificazione emessa da Google stessa.
Il lavoro dei produttori hardware sarà coadiuvato anche lato software: Android N includerà una speciale modalità "realtà virtuale" per rendere l'esperienza degli utenti ancora più coinvolgente.
I primi dispositivi Daydream dovrebbero arrivare sul mercato in autunno. Nel frattempo, Google ha pubblicato un video che mostra un esempio di utilizzo del controller Daydream, dotato di molteplici sensori, diversi pulsanti e un trackpad "cliccabile".
Siamo ogni giorno qui a parlare di nuovi smartphone e dispositivi che arrivano sul mercato e si intrufolano nelle nostre tasche, ma vi siete mai chiesti cosa si nasconde dietro il nome dei brand produttori più noti? Cosa significa Samsung? E Xiaomi? Da dove viene fuori Motorola? Per scoprirlo non dovete fare altro che continuare a leggere!
Samsung
Sapevate che la Samsung, quando nel lontano 1938 è stata fondata a Taegu da Byung-Chull Lee a Taegu, si occuapava di esportare prodotti alimentari come noodles, pesce essiccato, frutta e verdura? È dal 1982, con la realizzazione del primo PC SPC-1000, che il brand ha, con successo direi, deciso di concentrarsi sui prodotti di elettronica.
Il nome del brand in coreano significa letteralmente tre (Sam) stelle (Sung) dove il numero tre sta ad indicare la perfezione, mentre la stella rimanda al concetto di eterno, di qualcosa che dura per sempre. Il concetto sembra inoltre prendere ispirazione dai tre astri cinesi conosciuti come San Xing, tre divinità che rappresentano la fama, la fortuna e la longevità. Un nome perfetto per rappresentare un brand che nel corso degli anni è riuscito ad affermarsi in tutto il mondo nella vendita di smartphone ed altri dispositivi elettronici.
Sony
Spostiamoci ora in Giappone dove a Tokyo, nel 1946, Masaru Ibuka e Akio Morita decisero di fondare la Tokyo Tsushin Kogyo K.K., che nel 1955 ha adottato un nuovo nome, Sony. Le origini di questo nome derivano dalla combinazione della parola latina Sonus (suono) con il termine inglese sunny che faceva riferimento ai sunny boys ovvero i giovani con una brillante carriera davanti.
Il fondatore Morita ha infine deciso di optare per Sony, un termine unico nel suo genere e facile da pronunciare che potesse indicare solo ed esclusivamente i prodotti dell'azienda.
HTC
In poco più di tre ore di volo, da Tokyo arriviamo a Taiwan, dove troviamo ad attenderci HTC. Ai piani alti del brand l'originalità sembra non fare da protagonista, perchè HTC, che precedentemente stava ad indicare High Tech Computer Corporation, ora sta per H.T. Cho/Cher e Chou ovvero le iniziali dei fondatori dell'azienda (H.T. Cho, Cher Wang e Peter Chou).
Nessuna storia romantica o studio di marketing, ma una semplice sigla per ricordare i tre fondatoi del brand evitando inutili e pericolosi litigi.
LG
Un altro prdouttore che non ha voluto perdere tempo a tirare fuori dal cilindro un nome con dietro una storia particolarmente originale è LG. Ci troviamo di fronte alla fusione di due nomi avvenuta nel 1995 tra la Goldstar, azienda impegnata nella produzione di dispositivi elettronici, e la Lucky (nota in Corea del Sud come Lak-Hui e pronunciata come lucky), un'azienda chimica nota per la produzione di detersivi e prodotti simili. Da Lucky Goldstar a LG il passo è stato breve!
Motorola
Abbandoniamo il continente asiatico per spostarci a Chicago, dove nel 1928 è stata fondata Motorola per mano di Paul e Joseph Galvin. Nata originariamente con il noioso nome di Galvin Manifacturing Corporation, è nel 1947 che acquista una nuova identità.
Il nome Motorola nasce dalla tendenza del momento di utilizzare la desinenza "ola" nei nomi di prodotti come impianti audio. Così dall'unione di "motore" e "ola" è nato il nome dell'autoradio del brand che, visto il successo riscosso, è stato poi adottato come biglietto da visita del brand stesso!
BlackBerry
BlackBerry nasce invece in Canada nel 1999 dopo una lunga indecisione da parte del team della Research In Motion (RIM) su quale nome potesse meglio rappresentare i telefoni cellulari prodotti dal brand. Dopo aver cercato un nome che potesse rimandare all'utilizzo delle email, si è spostata l'attenzione sulla frutta.
Strawberry (fragola) è uno dei nomi presi in considerazione, scelto per via dei tasti dei dispositivi di questo brand che ricordavano i semi delle fragole e di altri frutti. Alla fine, dopo un giro veloce dal fruttivendolo, Blackberry è risultato quello vincente, probabilmente perchè la maggior parte dei dispositivi erano neri.
Asus
Torniamo a Taipei dove nel 1989 Th Tung, Ted Hsu, Wayne Hsiesh e MT Liao (ai quali successivamente si unì anche Then Jonney Shis), viene fondata Asus, una società incentrata sulla produzione di computer, telefoni ed altri accessori.
Il nome del brand trova ispirazione nella mitologia greca e più precisamente nella figura di Pegasus, il più famoso dei cavalli alati, simbolo di saggezza e conoscenza. Con questo nome i fondatori hanno voluto presentare al pubblico un brand forte, puro e pronto a spiccare il volo grazie ai prodotti realizzati.
Xiaomi
Fondata il 6 aprile del 2010 in Cina da Lei Jun, Xiaomi nasconde un misterioso nome dalle diverse interpretazioni. Xiaomi in cinese fa riferimento al miglio, utilizzato per il porridge, consumato quotidianamente dalla maggior parte della popolazione cinese. Il miglio è inoltre simbolo di solidità, resistenza e rivoluzione e viene associato alla seconda guerra sino-giapponese dove si narra che i cinesi si siano opposti al nemico a colpi di armi e miglio.
Il termine Xiao viene anche ricollegato al concetto buddista secondo il quale "un singolo chicco di riso di un buddista è grande quanto una montagna" riferendosi al fatto che il brand vuol partire dalle piccole cose per raggiungere poi grandi risultati. MI invece sembra far riferimento a Internet Mobile, ma anche a Mission Impossible indicando le difficoltà che il brand ha dovuto affrontare per potersi affermare.
Huawei
Avrete notato che tantissimi dei brand produttori sono asiatci e, tra questi, non poteva certo mancare Huawei, fondata a Shenzhen, nel sud della Cina. Ora che dopo anni di esercizio siete riusciti ad impararne la pronuncia, è arrivato il momento di scoprirne il significato.
Il primo carattere, Hua, significa letteralmente fiore, ma viene spesso utilizzato nei nomi dell'aziende cinesi per indicarne la provenienza. Wei viene invece tradotto come conquista quindi Huawei può essere interpretato principalmente in due modi: conquista cinese o magnifica conquista se si decide di attribuirgli il significato di splendido e magnifico appunto.
Apple
Cosa si nasconde dietro il nome dell'accerrimo rivale di Android? Anche in questo caso sono diverse le teorie in ballo, ma sembra essere stato Steve Jobs stesso, nella sua autobiografia ufficiale, a togliere ogni dubbio in merito alla scelta del nome.
Steve Jobs era infatti un fruttariano, si cibava cioè solo ed esclusivamente di frutta. Dopo essere tornato da una fattoria dell'Oregon nella quale si raccoglievano mele, ha maturato l'idea che il termine Apple fosse divertente, vivace e non intimidatorio, perfetto insomma per identificare la sua azienda. Sembra inoltre che il termine Apple sia legato alla passione dello stesso Steve Jobs per la Apple Records, la casa discografica dei Beatles di cui era fan.
Questo ponte di vetro si trova a Shiniuzhai Geopark in Hunan, in Cina ed è una vera e propria attrattiva per i turisti.
Il ponte è lungo 300 metri e lo strapiombo di 180. Il piano di vetro è di 24 millimetri ed è 25 volte più resistente di una finestra normale; ma sono sicuro che tanti di voi non ci salirebbero lo stesso (me compreso)…
Se siete stanchi e vorreste fare un riposino per ricaricarvi ma siete in strada, nessun problema..
Adesso è possibile grazie ai Nap Trucks!
Sono un’invenzione della Casper, un brand statunitense di materassi che permette agli abitanti della Grande Mela di riposare in ogni luogo e in ogni momento gratuitamente!