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sabato 30 maggio 2015

Ecco come riattivare la memoria con la luce

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Un’équipe di ricercatori è riuscita a “riattivare” memorie perdute nei topi stimolando le loro cellule cerebrali con la luce

(Foto: George Marks Retrofile/Getty Images)
(Foto: George Marks
Retrofile/Getty Images)
Recuperare le memorie perdute, forse, non è impossibile. Almeno nei topi: stando a quanto raccontano in uno studio appena pubblicato sulla rivista Science, infatti, gli scienziati del Pikower Institute For Learning and Memory al Mit di Boston sono riusciti a riattivare con la luce delle cellule cerebrali di topo, recuperando ricordi perduti a causa di amnesia.
Da lungo tempo la comunità scientifica cercava di indagare la natura delle amnesie dovute a traumi alla testastress o malattie neurodegenerative come l’Alzheimer, per comprendere se le memorie perdute fossero state rimosse del tutto dal cervello o fossero semplicemente non accessibili. Lo studio appena pubblicato sembra dare credito alla seconda ipotesi: “L’amnesia”, spiega Susumu Tonegawa, uno degli autori del lavoro, “è un problema di mancato recupero della memoria. L’ipotesi dei neuroscienziati è che esista una popolazione di neuroni attivati durante il processo di acquisizione di una memoria, e che tale popolazione possa essere riattivata usando un particolare stimolo.
(Immagine: Dheeraj Roy)
(Immagine: Dheeraj Roy)
Già nel 2012, l’équipe di Tonegawa usò l’optogenetica – cioè l’aggiunta di proteine fotosensibili ai neuroni – per dimostrare che la popolazione di neuroni coinvolti nel processo di acquisizione delle memorie risiedesse nell’ippocampo. Oggi, gli scienziati hanno perfezionato il loro lavoro, mostrando i cambiamenti chimici che avvengono in questo gruppo di neuroni durante il processo di consolidamento delle memorie: in particolare, i ricercatori, studiando in laboratorio il cervello di alcuni topi, hanno osservato un rinforzamento delle sinapsi, le strutture che permettono ai neuroni di comunicare tra loro. Successivamente, sono riusciti ad attivare e disattivare il processo, stimolando i neuroni del cervello dei topi, mostrando che è possibile indurre un’amnesia e successivamente riattivare le memorie perdute. Secondo gli scienziati, questo approccio potrebbe funzionare anche in casi di amnesia umana, come quella indotta dal morbo di Alzheimer.

venerdì 29 maggio 2015

L’ARTISTA SEAN YORO DIPINGE METICOLOSI MURALES SUL LIVELLO DEL MARE IN EQUILIBRIO SULLA SUA TAVOLA DA SURF

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L’artista Sean Yoro (aka Hula) dipinge murales mentre galleggia sulle onde in equilibrio sulla sua canoa e posiziona le sue opere appena sopra il livello del mare. I suoi disegni, tutti ritratti di donne, sono iper-realistici e grazie alla loro posizione il riflesso delle donne si estende sulla superficie del mare.
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giovedì 28 maggio 2015

ECCO IL TUTORIAL PER COSTRUIRE DEI MATTONCINI LEGO COMMESTIBILI

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Qualche giorno fa, Grant Thompson ha condiviso un tutorial su creare mattoncini LEGO commestibili.
Con stampi giusti, sciroppo di mais e gelatina si possono puoi contruire il tuo castello commestibile…
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mercoledì 27 maggio 2015

Perdite di dati sulle unità SSD: nuovi chiarimenti

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Il vostro SSD non perderà improvvisamente i dati se privato dell'alimentazione elettrica per alcuni giorni. Lo avevamo già fatto presente nei nostri articoli Gli SSD non perdono dati dopo 7 giorni senza alimentazione e Temperature elevate danneggiano gli SSD? Data retention.

Perdite di dati sulle unità SSD: nuovi chiarimenti

Adesso però arriva la conferma ufficiale degli autori di quello studio, risalente a ben cinque anni fa, che gran parte delle testate online si erano affrettate a commentare con toni spiccatamente allarmistici (nessuno, peraltro, si è preoccupato di verificare la data della pubblicazione...).

Kent Smith e Alvin Cox (entrambi ingegneri Seagate) hanno rilasciato un'inequivocabile dichiarazione: "molte persone hanno letto in maniera scorretta i dati pubblicati nel documento". Questo è parso immediatamente chiaro perché su molti siti web si è parlato di una possibile perdita di dati lasciando scollegato un SSD per soli 7 giorni.
Una situazione assolutamente irreale che avrebbe potuto essere immediatamente bollata come tale analizzando i dati riportati da Cox in tabella.
Come abbiamo spiegato nell'articolo Temperature elevate danneggiano gli SSD? Data retention, il valore di data retention (tempo durante il quale le celle di memoria dell'SSD mantengono il loro stato in mancanza di alimentazione) usualmente specificato dai vari produttori si riferisce sempre al caso peggiore ossia allorquando l'unità SSD abbia raggiunto la soglia massima di cicli P/E (program/erase) dichiarata. In queste situazioni, si può quindi parlare di data retention ridotta a qualche mese ma non certo a qualche giorno.

È ovvio che se un SSD avvezzo ad operare a temperature ambiente o comunque in locali con temperature controllate venisse ad esempio abbandonato in un veicolo parcheggiato al sole per molto tempo, sì, potrebbero verificarsi perdite di dati, soprattutto se l'unità fosse già piuttosto usurata. Smith e Cox lo hanno spiegato chiaramente.

martedì 26 maggio 2015

DRUMI: LA LAVATRICE PORTATILE CHE NON HA BISOGNO DI ELETTRICITÀ

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Per studenti e giovani precari la lavatrice è spesso un lusso che non ci si può permettere. Sia in termini di acquisto ma anche di posto. Non sempre nel quartiere ci sono lavanderie a gettoni. La Drumi, questa lavatrice portatile che non richiede elettricità potrebbe rappresentare un grande vantaggio per una buona fetta di popolazione.
La Drumi di Yirego non è pensata solo per gli amanti del camping. con il suo cestello da 22 centimetri è in grado di accogliere sei o sette capi. Punto forte: non ha bisogno né di prese, néé di generatore né di pannelli solari. Non ha infatti bisogno di elettricità, ma solo di un po’ di olio di gomito, anzi, di piedi per attivare la pompa a pedale.
Una volta riempita di 5 litri di acqua, la macchina si muove come uno sciacquainsalata gigante e lava i vostri abiti.
Il prezzo è decisamente contenuto: 129 dollari per il preordine. Ma bisognerà attendere il mese di luglio per le consegne.
http://www.yirego.com/#!shop--cart/csxr
drumi

sabato 23 maggio 2015

I veicoli autonomi di Google sulle strade in estate

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Google scuote il mercato dei veicoli autonomi, "capaci di guidarsi da soli", e conferma ufficialmente che questo tipo di autovetture uscirà quest'estate dalla fase di test. Per la prima volta, quindi, le vetture autonome di Google inizieranno a percorrere le strade della California uscendo dal programma di prova che aveva sinora caratterizzato il progetto.

È un importante passo avanti per Google che, in un post ufficiale, dichiara come tutto sia ormai pronto per il grande passo.
I nuovi prototipi di Google si muoveranno nel traffico utilizzando la stessa tecnologia adottata sui SUV Lexus RX450h sinora adottati dall'azienda per gli esperimenti. A bordo ci sarà comunque il personale di Google, pronto ad intervenire nel caso in cui qualcosa andasse storto.

I veicoli autonomi di Google sulle strade in estate

Gli incoraggianti test di questi anni (vedere Auto di Google coinvolte in 11 incidenti, non per colpa) hanno portato a risultati più che lusinghieri tanto che la presenza umana a bordo delle vetture viene considerata necessaria più dal punto di vista legale che da quello pratico.
Tutti i prototipi che circoleranno sulle strade pubbliche a partire dalla prossima stagione estiva monteranno un limitatore che non consentirà di superare i 40 chilometri orari. Per il momento, inoltre, i conducenti potranno contare sulla presenza di un volante rimovibile e sui tradizionali pedali. In questo modo, se necessario, si potrà intervenire e prendere la guida dell'automezzo.

Certo, per il momento i prototipi di Google sembrano un po´ la macchina di Paperino ma diamo tempo al tempo perché la tecnologia è ormai matura.

Retro Freak, la console che fa girare i vecchi videogame

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Le cartucce delle console storiche ritornano in vita grazie a un gadget giapponese che legge tutto – dal NES al Mega Drive
Retro Freak - (Foto: Cybergadget)
Retro Freak – (Foto: Cybergadget)
Una notizia che farà scendere una lacrimuccia commossa ai nostalgici dei giochi d’annata a 8 e 16 bit: non poteva che essere giapponese l’idea di un unico dispositivo in grado di leggere lecartucce di console storiche come NES, Super Nintendo, Game Boy in varie incarnazioni, Sega Mega Drive e PC Engine (o Turbografx che dir si voglia).
Si chiama Retro Freak ed è composta da due parti. La console vera e propria è una piccola scatola bianca che si occupa di tutto il lavoro di lettura e conversione, con delle uscite usb dedicate ai controller. A sua volta trova il suo alloggio in un “adattatore” più grande accessoriato con 11 diversi slot dove inserire i vostri vecchi titoli, magari dopo averli puliti per bene dalla polvere della soffitta (soprattutto quelli del NES).
Retro Freak è inoltre in grado di installare i giochi contenuti nelle cartucce direttamente nella sua memoria e salvarli su schede minisd. In sostanza è un piccolo PC con emulatori integrati, ma l’idea è brillante per semplicità e comodità.
Purtroppo l’acquisto è possibile solo in Giappone e non ci sono ancora notizie su una possibile distribuzione in Occidente.

Amburgo: un piano per eliminare le auto entro il 2034

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Bisogna tornare a pensare alle gambe come mezzo di trasporto: cibo come carburante e nessuna particolare esigenza di parcheggio”. Le parole dell’urbanista e sociologo statunitense Lewis Mumford suonano come un’utopia ma Amburgo potrebbe trasformare questa utopia in realtà con un piano che punta, in 20 anni, ad eliminare la necessità dell’auto in città.

BEST PRACTICE: IL BORGO LONDINESE CHE SCEGLIE PISTE CICLABILI E PERCORSI PEDONALI

AMBURGO SENZA AUTO: IL PIANO

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I dati sui cambiamenti climatici sono allarmanti. Il rapporto del 2014 delIPCC (Intergovernmental panel on climate change) mostra come la temperatura della crosta terrestre e degli oceani sia aumentata in media di 0.85°C nel periodo tra il 1880 e il 2012 e come l’innalzamento di 19 cm del livello del mare durante il XIX secolo sia superiore rispetto a quello subito nei due millenni precedenti. Anche le concentrazioni di gas serra nell’atmosfera hanno raggiunto livelli mai toccati prima con incrementi di CO2 e metano pari rispettivamente al 40% e 15%.
Nemmeno Amburgo, la cui Superficie è occupata per il 40% da aree verdi, è immune da tali cambiamenti. Secondo alcuni studi nel nord della Germania tra il 1950 e il 2000 le temperature sono aumentate mediamente di 0.11°C ogni decennio. Ciò ha causato, tra le altre cose, una diversa distribuzione delle piogge nel corso dell’anno con effetti disastrosi sul livello delle acque.
Per quanto riguarda l’inquinamento, ad Amburgo circa il 25 % delle emissioni di CO2 sono causate dal trasporto, in particolar modo autovetture e piccoli veicoli commerciali.
Questa serie di ragioni hanno portato l’amministrazione comunale della seconda città più popolosa della Germania all’elaborazione del progetto “GrünenNetz Hamburg” che in italiano può essere tradotto come “Rete Verde di Amburgo”, ovvero un sistema di verde pubblico costituito da assi paesaggistici che si sviluppano a raggiera e due anelli verdi completati da aree strategiche come parchi e zone ricreative urbane. Corridoi verdi per attività all’aperto e di relax vicino i quartieri residenziali collegano tra loro gli assi e gli anelli in una rete in cuiogni elemento deve essere interamente percorribile sia a piedi che in bici: la città sarà così permeabile sia dall’uomo che dalla natura e nessuno avrà più bisogno di utilizzare la macchina.
 © Timo Heuer, Flickr© Timo Heuer, Flickr
 © Helga Kohn© Helga Kohn

Gli assi paesaggistici

Gli “assi paesaggistici” sono spazi aperti di connessione che dalla campagna circostante penetrano nel centro città, fino all’interno delle aree edificate. Essi sono di tre diverse tipologie: i percorsi verdi pedonali lungo i corsi d’acqua caratterizzano fortemente il paesaggio urbano rendendolo attrattivo sia per i residenti che per i turisti; le aree paludose ad est ed ovest, impiegate per la produzione di verdura, fiori e frutta, costituiscono un’ottima fonte per la coltivazione di prodotti locali all’interno dell’agglomerato urbano; i campi seminativi, i prati e le foreste nella zona collinare a nord e sulle montagne del sud, essenziali sotto il profilo naturalistico e per lo svago, si contraddistinguono per la loro facile raggiungibilità dalla città mediante mezzi pubblici.
Tali assi, con il densificarsi del tessuto edilizio, si fanno più stretti e frammentati fino a diventare, all’interno del primo anello, semplici sentieri delimitati da piante o arbusti: 245000 alberi che hanno effetti positivi su microclima e inquinamento atmosferico consentendo inoltre la tutela di alcune faune selvatiche, specialmente uccelli.

Gli anelli: fasce verdi attorno alla città

Gli anelli non sono altro che fasce verdi che delimitano la città, ovvero parchi espazi aperti ricchi di vegetazione che si prestano ad usi molto vari. Amburgo ne ha due: il primo, che si estende nel raggio di 1 km dal Municipio, delimita il nucleo più antico sviluppandosi lungo quelle che un tempo erano le antiche fortificazioni; il secondo, in un raggio di 8 km dal Municipio, corre per 90 km racchiudendo le zone di successiva espansione. Grazie ad essi è possibile circumnavigare la città sia a piedi che in bicicletta mentre le svariate opportunità offerte dalle aree ricreative, con zone destinata a gioco e spazi attrezzati per picnic ed escursioni, offrono la possibilità agli abitanti di trascorrere i weekend a breve distanza da casa riducendo così il traffico e i conseguenti danni all’ambiente.

Il verde ad ogni scala

 © Martin at Sea, Flickr© Martin at Sea, Flickr
 © Niels Linneberg, Flickr© Niels Linneberg, Flickr
Una delle caratteristiche principali di tale piano è la presenza del verde a diverse scale: a partire da quella paesaggistica, passando per quella urbana fino ad arrivare quella di quartiere.
Gli otto parchi di distretto vanno dai 65 ai 150 ettari e si trovano principalmente all’incrocio tra anelli e assi paesaggistici. Trenta parchi di quartiere, vicino alle aree residenziali, sono distribuiti in maniera disomogenea intorno alla città, con dimensioni che oscillano tra gli 8 e i 60 ettari.
Ulteriori 980 ettari sono coperti da parchi più piccoli e spazi verdi a sviluppo lineare, senza contare che i cimiteri più grandi si configurano come veri e propri parchi, come quello di FriedhofOhlsdorf che, con i suoi 400 ettari, è il più esteso parco cimiteriale al mondo.
Spazi verdi più piccoli e parchi giochi nelle aree residenziali sono stati pensati per la popolazione con minore possibilità di spostamento, come anziani, bambini e famiglie con neonati. Ruolo fondamentale in questa “infrastruttura verde” è svolto dai 35000 orti che suppliscono alla mancanza di giardini per coloro che vivono in appartamento. Infine piccole corti e spazi come parcheggi, strade e pertinenze di edifici pubblici verranno riconvertite per supplire alla mancanza di spazi verdi in aree in cui non è possibile realizzarne di nuovi.

I PRECEDENTI NELLA STORIA DI AMBURGO

È importante sottolineare che il progetto della “Rete” di Amburgo non parte da zero ma si basa su un sistema di verde già esistente. Nel suo piano del 1919 Schumacher, allora Capo del settore urbanistico, introdusse un sistema di assi che si sviluppavano a raggera dal centro città e in cui il verde era assicurato da spazi, vicini alle aree residenziali, destinati a parco, campi da gioco, orti; ulteriori corridoi naturalistici collegavano la città con i grandi parchi pubblici e la campagna.
I principi di tale piano furono mantenuti da Oelsner che nel 1925, nel suo “Green Belt Plan” per il distretto di Altona aveva previsto tre cinture verdi semicircolari sotto forma di parchi pubblici.
Anche il Masterplan del 1947 e i Piani di ricostruzione del 1950 e del 1960attribuirono molta importanza agli spazi aperti e alle fasce di connessione tra gli stessi mentre combinazioni di infrastrutture circolari e radiali furono previsti dai piani del 1969 e 1973. Essi contenevano specifiche prescrizioni riguardo i due anelli verdi intorno alla città che dovevano essere preservarti dallo sviluppo urbano e dedicati all’agricoltura e all’uso ricreativo.
Il Concetto degli assi paesaggistici fu introdotto nel 1985 quando furono inseriti corridoi verdi tra le aree residenziali e ulteriori percorsi che dalla campagna entravano nella città.
Infine con il Programma Paesaggio adottato dal Parlamento nel 1997 venne progettata la connessione tra gli assi e gli anelli.
La progressiva espansione della città ha però portato nel corso degli anni allo sviluppo di nuove aree commerciali e residenziali nonché alla formazione di nuove strade, il tutto a discapito degli spazi verdi che hanno subito numerose perdite. Per questo l’obiettivo primario del piano della “GrünenNetz Hamburg” è quello di colmare le lacune ancora presenti nel paesaggio sassone e soprattutto chiudere gli anelli verdi potenziando il sistema esistente e connettendolo in una rete finemente tessuta.

CITTÀ EUROPEE SENZA AUTO

Oltre ad Amburgo anche altre città europee hanno adottato o stanno per adottare strategie volte alla riduzione dell’uso dell’automobile per lo spostamento in città.

Copenhagen

Una delle più evolute in tal senso è senza dubbio Copenhagen, non a caso è stata eletta Capitale verde d’Europa del 2014 e punta a diventare carbon neutral dal 2025. Determinante ai fini della vittoria è stato proprio il piano dei trasporti che si basa su quattro capisaldi:
  1. Città a prova di ciclisti: dal 2006 sono stati investiti più di 67 milioni di euro per “infrastrutture ecologiche” come ponti pedonali e ciclabili che attraversano i corsi d’acqua e nuove arterie per pedoni e ciclisti. Ad ottobre 2010 erano presenti 346 km di piste ciclabili con corsie fisicamente separate rispetto al traffico veicolare, 23 km con corsie segnalate e 42 km di corsie verdi totalmente indipendenti dalla rete stradale.
  2. Miglioramento dei trasporti pubblici: l’amministrazione ha già avviato la realizzazione di una nuova linea della metropolitana, un anello che circonderà la città entro il 2018, e che successivamente verrà implementata anche alla luce della formazione di due nuove aree di espansione. È inoltre in corso un miglioramento dell’accessibilità dei bus al centro della città tramite corsie preferenziali e semafori: è stato stimato che il 98% della popolazione vive a meno di 350 m da una zona servita ogni ora da almeno un autobus mentre il 78% e il 94% vive rispettivamente a meno di 350 m e 600 m da linee a più alta velocità come treni e metropolitana. I viaggi con auto private non superano in media i 5 km.
  3. Riduzione del traffico e dei parcheggi: a tal proposito il Comune è intenzionato ad adottare una politica simile a quella di Stoccolma introducendo la tassa sul traffico. Sono inoltre triplicati i parcheggi a pagamento, a discapito di quelli gratuiti, a costi molto elevati. Si sta infine cercando di implementare servizi come il car sharing con una serie di convenzioni tra cui parcheggi riservati esclusivamente alle automobili condivise.
  4. Sforzi per la tutela ambientale: è in programma la creazione di zone a basse emissioni con possibilità di ricaricare veicoli ecologici. Inoltre, entro la fine del 2015, l’85% del parco auto del comune sarà composto da veicoli ibridi o elettrici.

Helsinki

Anche la capitale finlandese ha deciso di puntare all’eliminazione delle auto dalla città entro il 2025. L’Amministrazione ha a disposizione 10 anni per mettere a punto un sistema di trasporti pubblici e mezzi condivisi così efficiente che nessuno avrà più necessità di avere un’auto, se non per spostamenti a maggiore distanza al di fuori della city.
Tale politica guarda soprattutto ai giovani ormai sempre connessi in rete: l’intero piano sarà infatti gestito da un’applicazione che consentirà agli utenti di controllare tutto attraverso il proprio smartphone. Basterà inserire il luogo di partenza, la destinazione ed eventuali preferenze sul mezzo di trasporto e l’app fornirà una serie di opzioni sui mezzi da poter utilizzare (autobus, taxi, car o bike sharing, traghetti) con relativi tempi di percorrenza mettendo anche in diretto contatto utenti ed autisti. Un unico pagamento e solamente in base al tragitto effettivo può essere effettuato sempre tramite il proprio cellulare.

AMBURGO COME ESEMPIO

Siamo giunti ad un punto tale in cui iniziative come quelle di Amburgo devono essere un obiettivo per tutte le principali città europee, Italia inclusa. In un periodo in cui l’automobile ha contribuito allo sviluppo indifferenziato e illimitato delle città e alla creazione di luoghi sempre più inquinati, Amburgo ci ricorda come sia necessario restituire alla città la propria identità, rendendola nuovamente a misura d’uomo.

Il Fenomeno Sinkhole: misteriose voragini che stanno comparendo in ogni angolo del Pianeta!

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Misteriose voragini stanno comparendo in ogni angolo del pianeta: dalla Cina al Messico, dall'Austria alla Spagna. L'ultima voragine è stata segnalata il 21 marzo scorso in Svezia.

Cosa sta accadendo al nostro pianeta? Queste aperture di "Porte per l'inferno" fanno parte della normale vita del pianeta, oppure sono delle anomalie che segnalano grandi cambiamenti in atto?

In questi ultimi mesi, il nostro Sole non è l'unico a registrare curiose anomalie nel suo ciclo vitale. Anche il pianeta Terra sta sperimentando curiosi fenomeni ai quali gli studiosi hanno difficoltà a dare spiegazioni. L'ultimo fenomeno, in ordine di tempo, che ha colpito la Terra è di tipo geologico ed è stato osservato il 21 marzo scorso a Malmberget, una località al nord della Svezia.
Si tratta di una enorme voragine comparsa dopo che gli strumenti hanno registrato una scossa di terremoto di magnitudo 4.4 sulla scala Richter, con epicentro in una zona scarsamente abitata a nord della Finlandia. Dopo pochi minuti dal sisma, ad una distanza di 150km, il terreno è collassato generando il grosso foro dal diametro di oltre 60 metri.
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La voragine è comparsa in una zona circondata da cese, strade e campagne coltivate. Gli scienziati stanno cercando di capire se il collasso del suolo è collegato al terremoto registrato in Finlandia ed, eventualmente, capire che tipo di interazione ci possa essere tra i due fenomeni.
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Il misterioso fenomeno delle voragini
Questo singolare, quanto misterioso fenomeno, negli ultimi mesi è stato osservato sempre più frequentemente. Numerosi sono i Sinkhole apparsi di recente: passo in rassegna tutte la voragini più inspiegabili comparse sul suolo terrestre.


13 Marzo 2012 - Voragine in Austria

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Un agricoltore di 47 anni, Knoglinger Franz, mentre cercava il suo gatto, ha trovato un enorme buco nel terreno. Così ha iniziato prima a gettare dei sassi al suo interno e poi ha utilizzato un magnete legato ad un filo scoprendo infine che la cavità era profonda 25 metri. La cosa strana è che la calamita si è agganciata ad un oggetto metallico molto pesante.

Un gruppo di esperti si è recato subito in Austria e hanno provato ad introdurre nella voragine una videocamera per capire cosa era presente all’interno. Ma, a causa dei forti campi elettromagnetici, la videocamera ha smesso di funzionare, facendo fallire il tentativo di ottenere una quanche immagine dell’oggetto metallico.Tutti subito hanno pensato che si trattasse di una astronave aliena sepolta, ma, pochi giorni fa, l'Austrian Times ha risolto il caso.
Dopo aver fatto diverse indagini, il giornale ha affermato che quella voragine non è altro che un buco realizzato 50 anni fa con unatrivellazione fatta da una impresa che andava a caccia dipetrolio. Fonte

18 Febbraio 2012 - Voragine nelle Filippine
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Questa volta il cratere si è formato nei pressi della città di Dumanjug, nelle Filippine. Folle di curiosi si avvicinano alla zona che ha ceduto, incuranti del pericolo: il terreno potrebbe collassare e la voragine potrebbe allargarsi, ancora di più.
Il buco è stato scoperto dal custode di una fattoria. Secondo quanto racconta Walter Pesablon, 36 anni, inizialmente questo era grande quanto una padella. Ma non hanno prestato troppa attenzione a quel piccolo foro “creato” dal nulla. Durante le ore notturne il sinkhole aveva raggiunto un diametro di circa 10 metri. A mezzogiorno altri due metri si sono aggiunti ai precedenti, sino a stabilizzarsi intorno ai 20 metri durante i movimenti terreni del giorno successivo. Fonte.

21 Gennaio 2012 - Voragine in Cina
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Una famiglia cinese ha dovuto lasciare la loro casa dopo che una voragine gigante si è aperta improvvisamente gigante nel loro cortile durante la notte. Il foro è quasi largo 22 metri e nessuno finora è in grado di misurare quanto è profondo. Il fatto è accaduto a Leshan, nella provincia del Sichuan in Cina.
Fengrong Zhang, 58 anni, ha raccontato che intorno alle 2 del mattino ha sentito un forte rumore. Uscito per verificare cosa fosse successo, l'uomo ha trovato l'enorme buco che si avvicinava sempre di più a casa sua.
Zhang ha detto che ha provato a misurare la profondità della fossa, lasciando per primo una corda di 40 metri, poi una corda di 60 metri, ma non ha ancora raggiunto il fondo. «Possiamo sentire il suono dell'acqua quando siamo sul bordo della buca, ma quando buttiamo giù le pietre non si sente nulla», ha aggiunto. Fonte.

19 Gennaio 2012 - Voragine in Russia
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Misteriosa voragine compare sul suolo del Daghestan, Repubblica della Federazione Russa. La voragine, un cerchio perfetto e molto profondo, è apparsa improvvisamente in una zona non urbana e fortunatamente non c’è stato nessun ferito o morto. Tra le ipotesi, c'è chi pensa che si tratti del risultato di uno schianto di un disco volante. Alcune delle persone giunte sul posto hanno affermato di sentire misteriosi suoni provenire dal buco.

Gli scienziati, comunque, prima di credere a queste ipotesi di fantascienza, stanno facendo delle analisi per vedere se riescono a dare una spiegazione geologica a questo fenomeno. Fonte.

30 Novembre 2011 - La Voragine americana
In un campo pianeggiante in Oklaoma, di cui è proprietario Jack Damron, è comparsa, improvvisamente durante la notte, una voragine gigantesca. Ancora ignote le cause del misterioso collasso.La forma perfettamente circolare ha fatto pensare che possa trattarsi di un buco lasciato da un disco volante. La voragine cresce di giorno in giorno e attualmente ha un diametro di 40 metri. 
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Il proprietario del campo ha dichiarato che il fenomeno lo ha parecchio spaventato in quanto in quel punto preciso, per molti giorni, ha lavorato con dei trattori e non gli è venuta mai in mente l’idea che la terra sotto di lui potesse cedere e crollare da un momento all’altro. Nessuno ancora riesce a dare una spiegazione geologica a questo evento. Fonte.

1 Giugno 2011 - La Voragine in Guatemala
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A giugno nella capitale del Guatemala si è aperta una voragine del diametro di 15 metri, che ha inghiottito un intero palazzo di tre piani. Le immagini dello spaventoso "buco” in Guatemala hanno fatto il giro del mondo. Fonte.

3 Maggio 2011 - Voragine a Pechino
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Un gruppo di curiosi osserva a debita distanza il gigantesco sinkhole (letteralmente, "buco sprofondato”) che si è aperto in una strada trafficata di Pechino, inghiottendo un camion. Gli scienziati cinesi preferiscono non trarre conclusioni affrettate: "Le cause possono essere molteplici”, dice Wei Jinglian dell'istituto geologico di Pechino.
La coda del camion fuoriesce dai detriti nel sinkhole che si è spalancato nel centro di Pechino il 26 aprile. L'autista e il passeggero sono riusciti a balzare fuori dall'abitacolo prima che il mezzo finisse nella voragine, restando feriti solo superficialmente. Il buco è largo circa 8 metri e profondo 10 mt.
http://ilnavigatorecurioso.myblog.it/archive/2012/03/24/anomalie-geologiche-voragine-in-svezia.html 

giovedì 21 maggio 2015

FOVE, un altro concorrente per Oculus Rift

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FOVE, un altro concorrente per Oculus Rift

Era dal 1995 che non si vedeva una simile corsa alla realtà virtuale. 20 fa, sappiamo tutti come è andata. Ora che la tecnologia è matura, magari può essere la volta buona…
Come in tutte le corse all’oro che si rispettino, sono tanti che vogliono trarre profitto. Oltre al precursore Oculus, abbiamo Samsung, Microsoft con Hololens, Sony con Project Morpheus e pure Valve che – insieme ad HTC – sta lavorando su SteamVR. E poi potrebbe esserci FOVE, sempre che il Kickstarterraggiunga i 250.000 dollari richiesti. Cosa lo distingue dall’agguerrita concorrenza? Beh, prima di tutto c’è anche la versione bianca, che in un monte di prodotti neri è già qualcosa. Poi sarà caratterizzato dalla tecnologia Eye Tracking, che permetterà ai giocatori di mirare con lo sguardo, di concentrarsi su un dettaglio mettendolo a fuoco o – meglio ancora – giocando di sguardi con gli NPC.

domenica 17 maggio 2015

Convertire il calore di scarto delle batterie in elettricità: ci riescono scienziati USA

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La generazione di calore di scarto nell'ambito della produzione di energia è un ambito sul quale si sono soffermati molti scienziati negli ultimi decenni, dal momento che quel calore rappresenta anch'esso una forma di energia che viene sprecata: si tratta quindi di un elemento che compromette l'efficienza di un sistema.
Una possibile soluzione a questo problema potrebbe essere stato fornito nell'ambito di una ricerca condotta da ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (MIT) e della Stanford University, che affermano di aver trovato un modo per convertire quel calore in elettricità, aumentando quindi l'efficienza di una batteria.
Il nuovo approccio è stato descritto in uno studio pubblicato su Nature Communications e firmato da Seok Woo Lee and Yi Cui di Stanford e da Yuan Yang and Gang Chen del MIT: "Virtualmente tutti gli impianti energetici ed i processi di costruzione rilasciano enormi quantità di calore di scarto nell'ambiente", spiega Cui, professore associato di Scienza dei Materiali a Stanford, secondo il quale il nuovo approccio permette di sfruttare questa produzione di calore.
Il sistema Stanford-MIT è basato su un principio noto come effetto termogalvanico, secondo il quale il voltaggio di una batteria ricaricabile dipende dalla sua temperatura: "Per ricavare energia termica, sottoponiamo una batteria ad un processo in quattro fasi: riscaldamento, carica, raffreddamento e scarica", spiega Lee.
La prima fase prevede che una batteria scarica venga riscaldata tramite calore di scarto. Successivamente, quando la batteria è ancora calda, viene applicato un determinato voltaggio. Una volta che la carica sarà stata completata, alla batteria viene permesso di raffreddarsi. A causa dell'effetto termogalvanico, il voltaggio aumenta al calare della temperatura. Quando il dispositivo si sarà raffreddato, restituirà più energia di quella utilizzata per caricarlo. "Quell'energia extra non arriva dal nulla", ha affermato Cui. "Viene dal calore che è stato aggiunto al sistema". 
Lo studio, che è stato parzialmente finanziato dal Dipartimento per l'Energia degli Stati Uniti, è considerato particolarmente promettente, anche se "ci sarà bisogno di molto lavoro per arrivare al prossimo passo", come specificato da Chen. Peidong Yang, professore di chimica dell'università di Berkeley, che non era coinvolto nello studio, ha definito la ricerca "un'idea brillante, [dal momento che] il calore di scarto è ovunque".

mercoledì 13 maggio 2015

Il robot italiano Walkman in gara al Darpa Robotics Challenge

Notizia presa da questo SITO

Nella più importante competizione della robotica mondiale, anche l’automa dell’Istituto Italiano di Tecnologia







04/07

Le misure di Walkmann

 
Il robot Walkman è un umanoide alto 1,85 metri e pesante 100 chili
Ci sarà anche il robot Walkman dell’Istituto italiano di tecnologia(Iit) di Genova in gara al Darpa Robotics Challenge, in programma a Pomona, in California, il 5 e il 6 giugno prossimo: l’automa realizzato in collaborazione con il Centro di ricerche E. Piaggio di Pisa, alto 1,85 metri e dal peso di un quintale, può camminare, aprire le porte, usare strumenti di lavoro, chiudere e aprire una valvola industriale.
All’evento californiano si confrontano i team di sviluppo di automi in grado di assistere gli umani in caso di disastro, anche naturali: in gara ci sono 25 team, provenienti dai quattro angoli del globo per mostrare i progressi compiuti in questo ambito grazie a macchine sofisticate per hardware, software, sensori e interfacce di controllo. I robot saranno messi alla prova e saranno guidati dai team che li hanno progettati: nelle finali, gli automi dovranno compiere un circuito di prove consecutive e non sempre la qualità della comunicazione col team di riferimento sarà la stessa. Nelle condizioni critiche infatti i parametri spesso saltano, ma è lì che si verificano anche le strategie dell’automa.
La partecipazione alle finali del Darpa Challenge sono il coronamento di un progetto che non parte nemmeno troppo da lontano: era la fine del 2013 quando il team di sviluppo ha iniziato a dar vita a Walkman, a partire dal disegno meccanico. Tra le caratteristiche di Walkman, la rotazione a 180 gradi del busto e all’indietro delle braccia, l’assenza di motori nelle parti basse delle gambe, il movimento elastico dei giunti, il ridotto consumo di energia.
Soddisfazione per l’Iit che, unica in Europa, partecipa all’evento su invito diretto del Darpa, che altro non è che l’Agenzia per la ricerca avanzata del dipartimento di difesa statunitense, e che può competere a un premio che per i primi tre progetti classificati metti in palio 3,5 milioni di dollari. Certo, bisognerà guardarsi le spalle da una concorrenza che annovera ad esempio gli automi del Jet Propulsion Labs della Nasa. A guidare il team italiano nella competizione californiana, ci sarà Nikolaos Tsagarakis, scienziato dell’istituto genovese e coordinatore  del progetto secondo cui “il confronto con le altre squadre all’interno di uno scenario realistico è importante per verificare che ci stiamo muovendo nella direzione giusta. La partecipazione alla DRC è solo uno dei nostri obiettivi, poiché in seguito ci confronteremo con altri scenari definiti insieme agli enti di Protezione Civile”.
Dalla competizione usciranno certamente risposte sui molteplicielementi, anche tecnici, che rendono grandiosi i progetti pensati a un futuro in cui uomo e macchina dovranno convivere insieme; già è affermativa invece quella sulla capacità italiana di esprimere alta innovazione in questo particolare segmento tecnologico e di competere alla pari col resto del mondo.