Translate

domenica 30 agosto 2015

Per il Rifiutologo è boom di download: l'app di Hera in 68mila smartphone

Notizia presa da questo SITO



Non ci sono più scuse per non contribuire in modo corretto alla raccolta differenziata: con l’app del Rifiutologo di Hera (che nel solo mese di luglio ha registrato quasi 2000 download, passando dai 66 mila ai quasi 68 mila) si possono segnalare, in modo semplice e immediato con smartphone o tablet, eventuali rifiuti abbandonati e “leggere” i codici a barre di 400 mila prodotti per sapere subito dove buttarli. Con l’ultimo aggiornamento dell’app, disponibile da qualche settimana, la funzione di foto-segnalazione è stata estesa ad altre 18 città nel territorio gestito da Hera, coprendo ora 48 comuni tra cui Bellaria-Igea Marina, Cattolica, Riccione, Rimini e Santarcangelo di Romagna. Il Rifiutologo, dunque, diventa sempre di più uno strumento da “smart city”, a disposizione di oltre 1,8 milioni di cittadini.
Con l’app del Rifiutologo i cittadini possono contribuire a prendersi cura della città, trasformandosi in 007 del decoro urbano. L’app, infatti, permette di inviare foto anonime ma georeferenziate (quindi con le coordinate geografiche) per  segnalare eventuali  rifiuti abbandonati, cassonetti troppo pieni o danneggiati. Un sistema che permette ai servizi ambientali di Hera di intervenire in modo tempestivo per porre rimedio a situazioni particolarmente critiche, puntando ad offrire sempre un servizio di qualità a salvaguardia del decoro degli spazi urbani.
Questa funzione era già attiva in altre città e ad oggi ha consentito di gestire  complessivamente oltre 8.700 richieste (di cui 5460 a Bologna, 1.789 a Modena, 268 a Imola, 180 a Ravenna e 141 a Rimini dove il servizio è partito lo scorso febbraio). Nelle altre città riminesi in cui il servizio è stato recentemente attivato sono state registrate complessivamente 61 segnalazioni, di cui 38 a Bellaria-Igea Marina e 17 a Riccione. L’App del Rifiutologo è gratuita e si può scaricare dall’Apple Store, su Android Market o Windows Phone Store.
La prima app che legge i codici a barre (e dice come riciclare) - Il nuovo Rifiutologo di Hera diventa anche la prima app gratuita in Italia capace di riconoscere i principali prodotti della grande distribuzione tramite il codice a barre, indicando come differenziarli e in che cassonetto metterli al momento di buttarli. Così non si potrà più sbagliare: scansionando il codice a barre di un cartone di latte o di un vasetto di marmellata con la fotocamera del cellulare, tramite il Rifiutologo l’utente avrà subito, in tempo reale, l’informazione relativa alle modalità di smaltimento in base al comune del territorio gestito da Hera in cui risiede.
Un archivio di 400 mila prodotti, migliorabile grazie agli utenti
Ad oggi l’app della multiutility si avvale di un archivio di circa 400 mila codici a barre relativi ai prodotti più diffusi a livello nazionale. Il database di codici a barre è stato messo a punto dalla start up bolognese Giunko, che ha reso disponibile la lettura tramite l’app del Rifiutologo da smartphone e tablet. Se un codice non viene riconosciuto, il cittadino può segnalarlo tramite la stessa app: Hera provvederà a inserire il prodotto nel sistema e, con questo meccanismo di “crowdsourcing” (cioè col contributo degli utenti stessi) il servizio verrà migliorato continuamente. Si tratta dello stesso sistema con cui il Rifiutologo si è arricchito dal 2011 fino a contare oltre 1.500 voci (partendo da 140), attraverso il quale si potrà sempre continuare a reperire in modo semplice e immediato informazioni dettagliate su come riciclare ogni scarto che capiterà tra le mani. E sapere, ad esempio, che un cotton fioc va nell’indifferenziato o che la lampadina a risparmio energetico può essere recuperata.
Tutte le info si trovano su www.ilrifiutologo.it.
Aggiornamento continuo e modalità di raccolta per ogni comune
Con la nuova versione del Rifiutologo l'utente può contare su un database in progressivo aggiornamento, che segue l'evolversi dei servizi forniti e si arricchisce anche grazie alle segnalazioni dei cittadini, a beneficio di tutta la comunità. A ogni apertura, infatti, l’app si aggiorna automaticamente con le nuove informazioni in arrivo dal database centrale di Hera. Il nuovo Rifiutologo, infine, offre informazioni sulle modalità di raccolta specifiche per ogni comune servito dal gruppo Hera, per esempio porta a porta o cassonetti stradali divisi per colore, insieme agli indirizzi delle stazioni ecologiche e i materiali che queste possono ricevere.

giovedì 27 agosto 2015

WalkCar, la tavola motorizzata per la città

Notizia presa da questo SITO

Walk Car
Ecco WalkCar, la tavola a motore della giapponese Cocoa Motors trasportabile in una borsa. Lo skateboard motorizzato sarà prenotabile su Kickstarter a partire dall’autunno.
Dimenticatevi l’Hoverboard e la lievitazione, la giapponese Cocoa Motors propone un ritorno alla ruota con la prima tavola motorizzata portatitile, Walk Car. Nella modalità di utilizzo il dispositivo ricorda uno skateboard, nelle forme rassomiglia più a un tablet. La tavola WalkCar è dotata di ruote mosse da un piccolo motore alimentato da una batteria al litio.
Il mezzo di trasporto pensato dai giapponesi è l’ideale per gli spazi urbani. Leggero e sottile può essere trasportato in uno zaino. Compatto, è costruito in alluminio e può supportare un peso massimo di 120kg. Il peso del dispositivo varia a seconda della versioni, mantenendosi tra i due e i tre chili. Cocoa Motors dichiara che la tavola può raggiungere una velocità di 10 chilometri all’ora e percorrere una distanza di 12 km dopo una carica di 3 ore. L’utilizzo di WalkCar è piuttosto semplice, è il peso corporeo per attivare la tavola.
Il suo sviluppatore, il ventiseienne Kuniako Saito, dichiara a Reuters che WalkCar è estremamente facile da guidare. Una volta che il pilota ci si trova sopra, WalkCar si avvia automaticamente e per fermarlo basta semplicemente fare un passo fuori. Per cambiare direzione chi lo utilizza deve spostare semplicemente il suo peso, in modo non diverso da quanto accade su un comune skateboard.
Saito ha avuto l’idea durante lo studio dei sistemi di controllo delle auto elettrichedel suo master in Ingegneria e ha pensato di miniaturizzare la tecnologia rendendola facilmente trasportabile. Il giovane ingegnere pensa che WalkCar possa sostituire e rendere più efficienti dispositivi per il trasporto urbano come Segway o Winglet di Toyota.


Secondo quanto dichiarato dai creatori, WalkCar sarà prenotabile sulla piattaforma di crowdfunding Kickstarter già dall’autunno. La tavola non è un prototipo, i giapponesi credono di poter cambiare la mobilità urbana al prezzo  di700 euro con consegne che inizieranno dalla prossima primavera.

Addio App del Giorno, arriva Amazon Undergroud, centinaia di app gratis per Android

Notizia presa dal SITO

Molti di voi si saranno accorti che da alcuni giorni l'app gratuita del giorno di Amazon non è più disponibile. Il motivo è legato ad un importante cambiamento di strategia e di approccio che il colosso dell'e-commerce sta per compiere, o meglio ha già compiuto in USA, in relazione al mondo delle applicazioni per Android.
Si chiama Amazon Undergound e come detto è attivo in pochi mercati e ha lo scopo di offrirecentinaia di applicazioni a pagamento, gratuite per sempre. Al momento si parla di una collezione di oltre 400 software per un valore complessivo di 10000$ ma in realtà tutto questo verrà ampliato perchè a cambiare è proprio il modello di business.
La ragione per cui ci sono spariti gli annunci delle app gratis ogni giorno è proprio da ricercare in Underground in quanto Amazon pagherà direttamente gli sviluppatori in base a quanti tempo una determinata app o gioco viene utilizzato. In questo modo le app non saranno gratuite per 24 ore, ma lo saranno per sempre all'interno della nuova realtà e Amazon provvederà a pagare effettivamente le app usate dagli utenti permettendosi comunque di avere uno store di app a pagamento, ma offerte in modo gratuito, enorme.
Un nuovo modello di business a lungo termine che potrebbe rendere ancora più interessante lo store Amazon. Maggiori dettagli comunque saranno diffusi in seguito e cercheremo di capire quanto effettivamente Amazon offra ai vari sviluppatori. Al momento comunqueAmazon Underground è disponibile solo in USA, Francia, UK e Germania.

venerdì 21 agosto 2015

Skynet esiste davvero, c'è dietro l'NSA

Notizia presa da questo SITO

Dopo il datagate e lo scandalo NSA in molti hanno sospettato che Skynet, l'immaginaria rete di supercomputer di Terminator, non fosse solo una finzione fantascientifica. Adesso arriva anche qualche conferma, almeno sul nome.
A parlarne è The Intercept secondo cui l'NSA avrebbe appunto un programma denominato Skynet, che però ha scopi di sorveglianza. Sfrutta i metadati dei telefonini per monitorare le chiamate e la posizione di sospetti terroristi. A raccontarlo è un giornalista dell'emittente araba Al Jazeera, che era caduto nella maglia di Skynet dopo che era stato inserito in una lista dei terroristi.
terminator
Anche in questo caso a fare maggiore chiarezza è Edward Snowden, che ha fatto passare di mano una presentazione del 2012 in cui si spiegava appunto come Skynet utilizza la posizione del telefono e i metadati delle telefonate per rilevare i movimenti fisici dei sospetti e le loro abitudini di comunicazione.
Sempre stando alle fonti tuttavia l'NSA avrebbe un altro programma denominato MonsterMind, che a dispetto del nome ha molte più affinità con lo Skynet di Terminator. La sua esistenza fu rivelata lo scorso anno da Snowden e appunto consiste in un sistema di sorveglianza che può essere impiegato sia per neutralizzare autonomamente in tempo reale attacchi informatici stranieri contro gli Stati Uniti, sia per sferrare attacchi di rappresaglia.
Non solo: secondo quanto spiegato da Snowden in futuro MonsterMind potrebbe essere usato per rispondere ad eventuali attacchi in maniera del tutto automatica - senza l'intervento umano - contro un aggressore.

mercoledì 19 agosto 2015

Kaspersky, falsi virus per ingannare la concorrenza: il racconto di due ex dipendenti

Notizia presa da questo SITO

Tutti i dettagli del piano messo in atto da Kaspersky Lab per screditare i concorrenti. A rivelarlo, due ex dipendenti

Analisi del codice a caccia di malware
Analisi del codice a caccia di malware
Vi è mai capitato che il vostro antivirus rilevasse come “infetti” dei file innocui? Quasi certamente sì. Il fenomeno, piuttosto diffuso, è detto “falso positivo”. Nulla di grave, ma se si ripete spesso diventa frustrante e il produttore dell’antivirus non ci fa una bella figura. Anzi, la figura è così barbina che potrebbe diventare il motivo per passare a un altro software di sicurezza. E se il falso positivo fosse indotto da un concorrente, proprio perconvincere l’utente a cambiare produttore?
Questa l’accusa mossa da due ex dipendenti a Kaspersky Lab, uno dei leader mondiali delle soluzioni per la sicurezza informatica. Per ora, appunto, si tratta di dichiarazioni di ex dipendenti, con tutti i benefici del dubbio del caso, ma i discorsi in ballo sono piuttosto pesanti. Tanto che l’azienda russa si è subito affrettata a rilasciare  una dichiarazione con la quale nega nel modo più assoluto il coinvolgimento in azioni simili. Ma di cosa si tratta, di preciso?
In passato, Microsoft, Avast e AVG, tre grossi produttori di software di sicurezza, riportarono che qualcuno era riuscito a inserire dei falsi positivi nei loro programmi.
In realtà, farlo non è così difficile come possa sembrare, con gli strumenti e i professionisti giusti. Gli antivirus, infatti, tra i metodi di rilevazione dei malware adottano il riconoscimento delle così dette “firme”. Semplificando di molto, i laboratori di ogni produttore identificano i file infetti sulla base di una serie di caratteristiche inequivocabili, raccogliendole in una specie di DNA digitale. Ogni volta che questo DNA è rilevato all’interno di un file, significa che è infetto. Ora, studiando come è composto un dato software di sicurezza, è possibile stabilire in che modo appone e riconosce queste firme. E, di conseguenza, si può trovare il modo per far passare per “cattivo” un file del tutto innocuo. Ed eccoli lì, i falsi positivi. Chiaro: buona parte di essi sono rilevati per altri motivi (spesso perché i malware si mascherano così bene che l’antivirus preferisce segnalare comunque un file sospetto), ma è chiaro  che potrebbero benissimo essere utilizzati per screditare un antivirus, facendolo passare per poco preciso o inutilmente allarmistico. Ipotesi suggestiva e, a quanto pare, tutt’altro che campata in aria.
Nell’ottobre del 2013, i ricercatori Dennis Batchelder e Hong Ja, di Microsoft, dimostrarono che un software di sicurezza può essere a sua volta attaccato e trasformato addirittura in cyber-arma. Questo a causa dei processi, ormai del tutto automatizzati, di riconoscimento e classificazione dei malware. In quell’occasione si parlava degli autori di questi attacchi come di “bad guys”, ma nessuno certo pensò (o ebbe il coraggio) di additare un altro produttore di software di sicurezza, specie se il nome iniziava per K, finiva per Y e aveva come CEO un uomo che gode della stima di mezzo mondo, vanta decine e decine di riconoscimenti, e ha una fortuna personale stimata in oltre un miliardo di dollari.
Eppure, i due ex dipendenti raccontano a Reuters che uno dei compiti dei professionisti all’interno del Kaspersky Lab era proprio quello di diffondere falsi file infetti, al fine di minare la reputazione dei diretti concorrenti. E spesso, sotto ordine dello stesso Eugene Kaspersky. Che si tratti di realtà o di un mero tentativo di screditare l’ex datore di lavoro da parte di due dipendenti frustrati o, magari, licenziati in malo modo? Difficile stabilirlo. Quel che è certo, è che già nel 2010 i ricercatori russi mostrarono che il sito VirusTotal, che effettua analisi online gratuite, poteva essere ingannato propinandogli file spacciati per infetti, e ottenendo così dei falsi positivi. Lo stesso esperimento, consentì di scoprire che ben 14 produttori di antivirus copiavano, o comunque prendevano forte spunto, dalle ricerche del colosso russo. Ecco, forse, proprio questo evento, più che confermare la teoria dei due ex dipendenti, potrebbe invece affossarla: perché mettere a rischio la propria reputazione infangando concorrenti molto più piccoli, che arrivano a imitarti?
Sarà molto difficile, direi impossibile, stabilire come sono andate le cose. A gettare un po’ di acqua sul fuoco, un vecchio adagio, caro agli informatici, che uso spesso: meglio un falso positivo in più, che un malware non visto.

Le Nerf Rival sparano proiettili in gomma a 110 km/h

Notizia presa da questo SITO

Le nuove pistole Nerf sono più precise e potenti, ideali per chi cerca prestazioni più competitive dalla sua arma giocattolo
  • Nerf Rival

     
    Il modello Zeus MXV-1200 (Foto: Nerf / Hasbro)
  • Nerf Rival

     
    Il modello Apollo XV-700 (Foto: Nerf / Hasbro)
  • Nerf Rival

     
    Il modello Apollo XV-700 (Foto: Nerf / Hasbro)
  • Nerf Rival

     
    Il modello Zeus MXV-1200 (Foto: Nerf / Hasbro)
01/04

Nerf Rival

 
Il modello Zeus MXV-1200 (Foto: Nerf / Hasbro)
Nerf è specializzata nella produzione e vendita di armi giocattolo, in teoria destinate a un pubblico di bambini, ma in realtà molto apprezzate anche da appassionati di tutte le età. La sua ultima mossa punta decisamente al target degli adulti, vista la potenza di fuoco: la linea Rival fornisce infatti pistole molto precise e capaci di sparare proiettili di spugna alla velocità di 110 km/h.
Nerf ha impiegato circa cinque anni per sviluppare i nuovi fucili e poi li ha messi in preordine senza troppo clamore, giusto per testare la reazione del pubblico più affezionato. Il risultato è stato incoraggiante e così è partito il battage in grande stile.
Mossa numero uno: la pubblicazione di un video in cui il project engineer Dan Matarese illustra le caratteristiche principali delle due armi della linea Rival – Apollo XV-700, a una mano e con il caricatore nel calcio, e Zeus MXV-1200, a due mani e con le prestazioni più elevate (è questo il modello che promette i 110 km/h).
Interessante anche quel che dice Dan Matarese riguardo i proiettili, progettati sulla falsariga delle palline da golf in modo da garantire una traiettoria più precisa possibile. È un dettaglio rilevante, considerato che le Nerf Rival “sono progettate per un’esperienza più competitiva e tattica” rispetto alle tradizionali armi giocattolo.

Ecco il libro che depura l’acqua

Notizia presa da questo SITO




Nanoparticelle nelle pagine, un volume è in grado di filtrare
 (e purificare) l’acqua contaminata
Il libro che depura l’acqua. È l’ultima trovata che arriva dal meeting nazionale 
dell’American Chemical Society iniziato ieri a Boston. Nell’Africa sub-sahariana 
sono circa 358 i milioni di individui che non hanno un accesso sicuro e stabile 
all’acqua potabile. Gli scienziati, guidati da Teri Dankovich della 
Carnegie Mellon di Pittsburgh, hanno realizzato un vero e proprio volume
che può salvare la vita: le sue pagine, infatti, contengononanoparticelle di oro 
e rame e costituiscono un filtro che depura l’acqua e elimina i batteri che contiene.
teri_kitchen2
Test effettuati su campioni prelevati da 25 siti idrici contaminati in SudafricaGhana
KenyaHaiti e Bangladesh hanno dimostrato che il libro riesce a eliminare 
oltre il 99% dei batteri, raggiungendo la purezza dell’acqua potabile degli Stati Uniti,
 anche in caso, per esempio, di un fosso contenente milioni di batteri.
07_Drinkable_Book_Water_Pour
Il libro, per ora portato a mano dagli stessi scienziati, contiene istruzioni in inglese 
e nella lingua del luogo a cui è destinato.
Ogni pagina può filtrare fino a circa 26 litri di acqua: in totale, 
il volume potrebbe depurare acqua per una persona per circa quattro anni. In futuro, 
i ricercatori cercheranno un buon “editore” che aumenti la produzione 
e la distribuzione dei libri bevibili in modo da poterli anche spedire a più 
comunità possibili.


lunedì 17 agosto 2015

DAL CERVELLO DI SCIMMIA AL PESCE PALLA, I 10 CIBI PIÙ PERICOLOSI DELLA TERRA

Notizia presa da questo SITO

Non abbiamo raggiunto la cima della catena alimentare per poi morire a causa di una sbadataggine.
Per secoli, il sapere cosa mangiare e cosa no ha contribuito alla nostra sopravvivenza. Ma ci sono molti alimenti apparentemente innocui che potrebbero mandarci direttamente dalla tavola alla tomba.
Quindi, la prossima volta che a Masterchef vedete uno di questi cibi, non rifateli a casa. Oppure sì, se amate il brivido in cucina.

ackee
Bob Marley. Le squadre di bob. Gli uomini più veloci dei treni. L'elenco delle cose che i giamaicani esportano con successo tanto lunga quanto strana. Dobbiamo tirare un sospiro di sollievo che l'Ackee, un frutto originario della Jamaica, non sia ancora arrivato da noi.
Se consumato acerbo, i suoi semi fanno sì che chi li ingerisce rischi di assorbire l'ipoglicina (un amminoacido che non si trova nel codice genetico degli esseri umani): la conseguenza è che in meno di due lo zucchero presente nel sangue scenderà drammaticamente in meno di due ore e il flusso sanguigno non riuscirà a far fronte a una tale mancanza di glucosio. Vomito, vista sfuocata, convulsioni sono i primi sintomi, ma questo frutto può anche essere letale. Nel 2011, ad Haiti, sono state registrate 36 morti.

apricot-kernels-seeds
Mangiati con parsimonia, i semi di albicocca fanno bene. Se si esagera, potrebbero anche essere tossici, producendo un livello di cianuro fatale in breve tempo. Anche la Food Standards Agency del Regno Unito ha messo in guardia i consumatori sui pericoli di fronte al mangiare più di due noccioli di albicocca al giorno. Peccato che nessuno abbia avvertito alcune persone in Turchia, la cui morte è stata registrata come "abbuffata di semi". Roba forte.

monkey-brains
Potrà non essere una sorpresona per voi apprendere che il cervello di scimmia, ancora considerato una prelibatezza in gran parte dell'Asia, non è del tutto sicuro da mangiare. Ma l'aspetto più sconvolgente è ciò che sgranocchiare la scatola dei pensieri del primate potrebbe fare alla vostra zucca: la malattia di Creutzfeldt-Jakob che, non troppo diversa dal morbo della mucca pazza, riempirà il vostro cervello di fori e trasformerà le cellule in un pasticcio pastoso.

rhubarb
È un frutto? È un vegetale? La risposta è: chissene! La cosa che dovrebbe davvero preoccuparvi del rabarbaro sono le foglie, che molto probabilmente potrebbero farvi ingerire ossalato, in grado di causare convulsioni. I gambi del rabarbaro, invece, sono innocui - e di solito è l'unica parte che viene venduta, quindi niente paura!

casu-marzu
È chiamato in vari modi, a seconda della zona della Sardegna in cui è prodotto, ma letteralmente significa "formaggio marcio". Il nome è effettivamente molto esplicativo, dato che il processo di formazione con cui viene prodotto prevede che del formaggio pecorino o caprino venga colonizzato dalle larve della mosca del formaggio.
Lo inseriamo in questa lista in quanto le norme tecniche emanate dall'Unione europea non consentono più la sua produzione e la sua commercializzazione è proibita dalla legge, perché in contrasto con le norme igieniche e sanitarie stabilite in sede comunitaria. Tuttavia, segnaliamo anche che il Casu Martzu è stato inserito dalla Sardegna nell'elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani, per chiedere all'Unione Europea una deroga rispetto alle norme igieniche e sanitarie.

pufferfish-fugu
È probabilmente la creatura animale più simile a un Pokémon, ma il pesce palla è anche un modo per dire "non mi mangiare o ti ammazzo". Un solo pesce palla ha sufficienti tossine da uccidere 30 persone, dato che una dose di tetrodotossina grande quanto la cruna di un ago può essere sufficiente per lasciarti paralizzato, prima intorpidisce la faccia, poi porta a vertigini, vomito e paralisi muscolare.Perfino ai cuochi specializzati sono richiesti almeno due anni di formazione prima di essere autorizzati a tagliare i pesci palla a cubetti o in fettine ultra sottili, in modo da poter essere usati come pietanze nei pregiati ristoranti giapponesi (il celebre Fugu). Immaginiamo che anche la vista del conto non faccia troppo bene alla salute.

elderberries
Quello che forse non sapete del sambuco è che i suoi ramoscelli, i semi e le foglie sono legati da una sostanza chimica letale simile a cianuro, che può portarvi gravi malattie e nausea. Probabilmente sfuggirete alla morte, ma se le bacche non sembrano mature vi consigliamo di lasciar perdere.

sannakji
Se avete visto Oldboy, sapete che mangiare un tentacolo vivo non è una mossa intelligente (se lo fanno al cinema... be', è finzione). Sembra che anche i tentacoli morti non siano così facili da divorare, specialmente quelli che continuano a muoversi anche dopo essere stati tagliati in piccoli pezzettini. Le ventose del Sannakji (una specie di cucciolo di polipo) sono così forti che è capitato che si siano agganciate alla gola del commensale per cercare di risalire, provocando un vero e proprio pericolo di asfissia. Il cibo più spaventoso di cui abbiamo mai sentito parlare.

raw-honey
Rilassatevi, lo yogurt greco va bene, rimettetelo pure in frigo. Qualsiasi esseruncolo che viveva nel miele crudo (o grezzo) sarà probabilmente già schiattato a causa del processo di pastorizzazione che uccide le sostanze chimiche indesiderate, come la graianotossina (che è così sgradevole con i nostri organi che un singolo cucchiaino sarebbe sufficiente a offuscarci la vista per 24 ore e vomito). Quindi, rimanete fedeli al miele trattato!

chaya
Pensando ai cibi energetici ci vengono subito in mente quei costosissimi frullati organici o, al massimo, Braccio di Ferro drogato di spinaci fino alla testa. Non consideriamo affatto la Chaya, una pianta simile agli spinaci molto salutare che si trova in Messico, ma poco conosciuta nel resto del mondo. Tuttavia, dato che le foglie di questa pianta miracolosa contengono quantità letali di cianuro, prima di ingerirle è necessario bollirle per almeno cinque minuti. Anche sei, se volete essere sicuri di sopravvivere.
(fonte: ShortList.com)

venerdì 14 agosto 2015

Basta silicio, i chip del futuro saranno di fosforene

Notizia presa da questo SITO

Uno studio su Nature Communications dimostra le possibilità offerte dal fosforo nero, o fosforene, un materiale bidimensionale che potrebbe rendere possibili transistor più piccoli ed efficienti di quelli attuali
chip
Con buona pace della Silicon Valley, che deve il suo nome alsilicio dei chip per computer, il futuro dell’informatica potrebbe essere un altro materiale: il fosforene. Un team di ricercatori dell’Università di Sungkyunkwan, nella Corea del Sud, ha infatti presentato di recente sulle pagine di Nature Communication il primo transistor creato a partire dal fosforo nero (colloquialmentefosforene), un materiale bidimensionale (come il più famosografene) che promette di rivoluzionare il mondo dell’elettronica, portando allo sviluppo di componenti ancora più piccoli ed efficienti di quelli attuali.
Il segreto del fosforene è la sua struttura bidimensionale, che gli conferisce alcune caratteristiche fisiche estremamente particolari. Per capire di cosa stiamo parlando però bisogna fare un passo indietro, e ricordarci che i transistor, onnipresenti in tutti i nostri dispositivi elettronici, sono basati suisemiconduttori, materiali con particolari proprietà intermedie tra quelle di un isolante e di un conduttore.
semiconduttori a loro volta possono inoltre essere di due tipi, definiti n e p, che presentano diverse caratteristiche di conduzione elettrica. Per fornire al silicio proprietà di tipo n o p bisogna “drogarlo”, inserire cioè nella sua struttura cristallinadelle impurità che ne modificano le caratteristiche fisiche.
È qui che entra in gioco la scoperta dei ricercatori sud coreani: un chip di fosforene può avere proprietà di tipo np o ancheambipolari (funzionare cioè come entrambi i tipi precedenti), modificando semplicemente lo spessore dello strato di fosforonero, e il metallo utilizzato per collegare il chip al circuito. Fondamentalmente, spiegano i ricercatori, questo vuol dire che è possibile creare chip di puro fosforene (senza bisogno di impurità) di dimensioni molto minori rispetto a quelli al silicio, con la stessa efficienza e minori consumi energetici.
Caratteristiche estremamente importanti, visto che la spinta tecnologica impressa da smartphone e dispositivi mobili sta rapidamente spingendo la miniaturizzazione dei componentielettronici verso i limiti delle possibilità offerte dal silicio. In altre parole: presto non saremo in grado di rendere i chip al silicio più piccoli di così, e avremo bisogno di nuovi materiali per costruiredevice mobili poco ingombranti, ma più potenti di quelli attuali.
Il fosforene dunque è un candidato interessante, ma attualmente non esiste ancora un metodo per produrlo nelle quantità necessarie per un utilizzo industriale. In attesa che ne venga scoperto uno (sono molti i laboratori che se ne stanno occupando in tutto il mondo), i ricercatori sud coreani assicurano che continueranno a studiare le possibilità del fosforene, un materiale che, sono convinti, nasconde ancora molte sorprese. “Siamo riusciti a costruire un transistor con proprietà eccellenti con estrema facilità, e senza avere accesso ai più sofisticati macchinari utilizzati oggi in campo industriale – spiega DavidPerello, uno degli autori della ricerca – e questo vuol dire che con i giusti strumenti potremmo farne di molto, molto più potenti”.

Basta un SMS alla scatola nera per hackerare l’auto

Notizia presa da questo SITO

L’ultimo attacco passa per i dispositivi usati dalle assicurazioni per monitorare lo stato del veicolo
Gli attacchi hacker alle quattro ruote stanno diventando una faccenda piuttosto comune. L’ultimo in ordine di tempo è stato eseguito da un team di ricercatori dell’università della California e ha qualcosa di inquietante.
A differenza dell’operazione completamente wireless (e per certi versi più sensazionale) portata a termine sulle Jeep Chrysler qualche giorno fa, la squadra californiana ha dovuto ottenere un accesso fisico all’abitacolo prima di poterne prendere il controllo. La componente vulnerabile del sistema infatti non è il veicolo in sé, ma un particolare modello di scatola nera, di quelle utilizzate dalle assicurazioni per monitorare lo stato delle auto. Perché possa consentire agli aggressori il controllo basta modificarla preventivamente e collegarla alla porta obd del mezzo.
Una volta fatti questi preparativi, tutto il resto può avvenire anche a distanza inviando degli specifici SMS, grazie al modulo per le comunicazioni cellulari presente di serie nel dispositivo.
Dal display del loro smartphone gli aggressori possono controllare alcuni parametri che variano a seconda del modello in questione. Per esempio, della Corvette mostrata nel video i ricercatori sono riusciti a modificare solo il comportamento dei tergicristalli e dei freni a basse velocità, ma in linea di principio, assicurano, sfruttando lo stesso tipo di vulnerabilità è possibile arrecare danni più gravi anche a veicoli differenti.
La compagnia francese che produce le scatole nere in questione è stata allertata preventivamente e ha già provveduto a rimettere in sicurezza suoi i prodotti. Eppure la notizia di un attacco del genere è ugualmente preoccupante: significa che non sono solo le auto dotate di sistemi di infotainment ad essere a rischio, ma anche veicoli più comuni connessi al gadget sbagliato.

Ecco il robot che può riprodursi

Notizia presa da questo SITO

Un robot che può costruire in modo indipendente robottini, testare le loro performance e mantenere i tratti migliori, come nella selezione naturale
[credit: University of Cambrige]
[credit: University of Cambrige]
Un gruppo di ricercatori dell’Università di Cambridge ha realizzato un robot madre che può costruire in modo indipendente i suoi figli e testare le loro performance, usando i risultati delle sue analisi per migliorare la successiva generazione, conservando i trattivincenti.
In questo modo, gli scienziati, come si legge su PLoS One, hanno potuto osservare il processo dell’evoluzione tramite selezione naturale, anche se su robot. “La selezione naturale è, essenzialmente, riproduzione, valutazione, riproduzione, valutazione e così via – ha spiegato Fumiya Lida, capo del team di ricerca che comprende anche scienziati dell’Eth di Zurigo – e questo è quello che fa il nostro robot. E grazie a lui possiamo osservare il miglioramento e la diversificazione della specie”.
Senza aver bisogno di alcun intervento umano o simulazione computazionale (al di là del comando iniziale) questo robot madreha creato bambini costruiti da cubi di plastica (da uno a cinque) con un piccolo motore interno.
In cinque separati esperimenti, la madre ha disegnato, costruito e testato generazioni di dieci figli, usando le informazioni raccolte in una generazione per predisporre il design della successiva. I tratti migliori sono risultati passare da una generazione all’altra e, all’ultima generazione, i robottini riuscivano a svolgere un dato compito due volte più velocemente dei primogeniti.
Ogni bimbo era costituito da un genoma composto da una combinazione da uno a cinque diversi geni, che contenevano tutte le informazioni circa forma, costruzione e comandi del motore. Come in natura, anche in questi robottini si verificavanomutazioni, aggiungendo nuovi geni oppure cancellando quelli esistenti, o incroci, con un nuovo genoma che veniva formato incrociando geni provenienti da due individui.
La valutazione della performance consisteva nel calcolare iltempo impiegato da un robottino per raggiungere una data posizione, a partire dal suo luogo di nascita. I robot con maggiore successo rimanevano immutati nella successiva generazione, in modo da conservare le loro capacità, mentre quelli meno abili andavano incontro a mutazioni e incroci.

mercoledì 12 agosto 2015

Lexus, ecco lo skateboard a levitazione magnetica

Notizia presa da questo SITO

Gli appassionati di cinema ed, in particolare, della saga Ritorno al futuro ricorderanno certamente lo skateboard volante sul quale Michael J. Fox compiva abilmente una serie di evoluzioni per sfuggire alle grinfie dei soliti "cattivi".

Lexus, nota casa automobilistica giapponese, ha presentato quest'oggi il suo skateboard a levitazione magnetica. Battezzato Slide, la "tavoletta volante" è stata principalmente realizzata dai ricercatori dell'IFW (Leibniz Institute for Solid State and Materials Research) e dai tecnici di Evico, società specializzata nelle tecnologia per la levitazione magnetica. Entrambe sono realtà di Dresda, in Germania.

Lexus, ecco lo skateboard a levitazione magnetica

Dopo i primi test, il circuito sul quale far volare l'innovativo skateboard è stato portato da Dresda a Barcellona, ove si è svolta la dimostrazione.
Lexus ha ingaggiato lo skater professionista Ross McGouran che, montando sulla tavoletta, ne ha illustrato dal vivo il funzionamento.

Per funzionare, Slide necessita di un manto stradale contenente magneti permanenti: ecco perché è stato allestito un apposito circuito per l'occasione. Inoltre, lo skateboard utilizza un materiale superconduttore raffreddato con azoto liquito (a -197 °C).
Questa particolare combinazione consente di mantenere la tavola ad una distanza costante dal suolo ed addirittura di consentire al rider di saltarci sopra.
Lexus non intende, ovviamente, mettersi a realizzare skateboard di questo tipo. La società, piuttosto, ha deciso per una campagna pubblicitaria efficace, tale da evidenziare due aspetti sui quali Lexus desidera porre l'accento: creatività ed innovazione.