La fotoptarmosi – o "starnuto riflesso fotico" – riguarda centinaia di milioni di persone in tutto il mondo ed è un mistero per la ricerca
Altri ricercatori hanno ipotizzato che la causa sia da ricercare nel nervo ottico, che risponde alla luce e al tempo stesso passa in prossimità del quinto nervo facciale (trigemino), che controlla parte dei movimenti del viso. È possibile che quando il nervo ottico invia il suo segnale al cervello per dirgli di chiudere la pupilla, parte del segnale perturbi il trigemino – di suo molto sensibile – che segnala erroneamente al cervello la presenza di qualcosa nel naso da espellere: a quel punto parte lo starnuto. Non succede a tutte le persone perché solo alcune hanno la variante genetica che, secondo questa ipotesi, porta il trigemino a essere più in prossimità del nervo ottico.
Cervello
Una ricerca di qualche anno fa suggerisce invece che la causa sia sostanzialmente radicata nel cervello. Lo studio ha rilevato che la corteccia visiva, che riceve dagli occhi le informazioni sul campo visivo, viene stimolata più facilmente nelle persone con fotoptarmosi. Questo indica che il fenomeno potrebbe essere un riflesso più profondo di quelli che, per esempio, ci portano ad allontanare una mano da una fonte di calore prima di ustionarci.
Evoluzione
Infine, secondo altri ricercatori, la causa potrebbe essere legata a come si è evoluta la nostra specie. Secondo questa ipotesi, in un tempo remoto e non ben definito, è possibile che starnutire con facilità fosse utile per la sopravvivenza degli esemplari di umani più giovani. Ma anche in questo caso si tratta di supposizioni, che non portano a grandi risposte.
Diffusione
A dirla tutta i ricercatori non sanno nemmeno con certezza quanto sia diffusa la fotoptarmosi. La stima del 15-30 per cento della popolazione è molto approssimativa, ed è basata sui dati forniti da ricercatori che nel corso degli anni si sono occupati dal problema. Con un esame del sangue è possibile capire se una persona sia interessata o meno dalla condizione. Nel 1983 in Svezia furono condotte analisi su 500 donatori di sangue, arrivando alla conclusione che le persone interessate fossero circa il 20 per cento, ma il campione era comunque molto piccolo. Altri studi hanno provato a capire se la fotoptarmosi sia predominante in alcuni gruppi etnici, ma arrivando a conclusioni da prendere con le molle: sembra che sia poco diffusa tra gli afroamericani, per esempio, con un 2 per cento della popolazione interessata dal fenomeno. È bene comunque ricordare che la causa è una variante genetica dominante, quindi c’è il 50 per cento di probabilità che ogni nuovo nato da una persona con starnuto riflesso fotico abbia la stessa condizione.
A dirla tutta i ricercatori non sanno nemmeno con certezza quanto sia diffusa la fotoptarmosi. La stima del 15-30 per cento della popolazione è molto approssimativa, ed è basata sui dati forniti da ricercatori che nel corso degli anni si sono occupati dal problema. Con un esame del sangue è possibile capire se una persona sia interessata o meno dalla condizione. Nel 1983 in Svezia furono condotte analisi su 500 donatori di sangue, arrivando alla conclusione che le persone interessate fossero circa il 20 per cento, ma il campione era comunque molto piccolo. Altri studi hanno provato a capire se la fotoptarmosi sia predominante in alcuni gruppi etnici, ma arrivando a conclusioni da prendere con le molle: sembra che sia poco diffusa tra gli afroamericani, per esempio, con un 2 per cento della popolazione interessata dal fenomeno. È bene comunque ricordare che la causa è una variante genetica dominante, quindi c’è il 50 per cento di probabilità che ogni nuovo nato da una persona con starnuto riflesso fotico abbia la stessa condizione.
L’azienda 23andMe, che esegue analisi del DNA per corrispondenza e mantiene un database per valutare l’andamento delle condizioni genetiche su base statistica, nel 2010 eseguì uno studio su diversi fattori genetici. La ricerca identificò, tra le altre cose, un marcatore genetico legato alla fotoptarmosi e già conosciuto per avere un ruolo negli attacchi epilettici. Il tema non è stato ancora approfondito, ma potrebbe portare a qualche progresso anche nello studio dell’epilessia.
La fotoptarmosi non è considerata pericolosa ma potrebbe diventarlo in alcune circostanze, per esempio se ci si trova alla guida. Il passaggio da una condizione di scarsa illuminazione a una di piena luce, come quando si esce da una galleria, può indurre una scarica di starnuti distraendo per qualche istante la persona che sta guidando. Il problema può riguardare anche diversi altri professionisti che lavorano all’aperto o i piloti d’aereo. A oggi non ci sono comunque notizie certe circa incidenti o morti dovute direttamente a uno starnuto riflesso fotico.